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Latina 11 dicembre 2015, la conferenza sul campo profughi

di Mario Leone

La fuga. Comune denominatore, ieri e oggi. Si tratta della tragedia dei migranti dalla persecuzione politica, dalla discriminazione razziale, dall'intolleranza. Uno spaccato di memoria che ha sollevato quel velo di incertezza sul “chi siamo” e ha portato una speranza sul “dove andiamo”.

Venerdì scorso, 11 dicembre, si è svolta a Latina presso la facoltà di economia de la Sapienza, un ritorno al futuro, dal “c’era una volta” del microcosmo del campo profughi "Rossi Longhi" di Latina alla storia di oggi, un filo conduttore che lega le migrazioni a partire dal 1956, alle migrazioni attraverso le vie dei Balcani.

 

Un grande lavoro documentaristico di Emanuela Gasbarroni che ha proposto le immagini, le memorie di chi si è rifugiato, ebbene sì, in Italia, dopo la rivoluzione ungherese, oppressi dall’Unione sovietica. La storia si ripete. Ieri il “viaggio della speranza” avveniva dall'Est a all'Ovest d'Europa, oggi dal Sud al Nord.

Chi ha vissuto quell'esperienza restituisce alla città di Latina, ma all'Italia e addirittura all'Europa, una diversa coscienza dell'accettazione, della solidarietà, un simbolo dell'integrazione che ha lasciato un segno indelebile.

Migliaia di persone (si conta fino alla fine del 1989, circa 80mila rifugiati), richiedenti asilo, le vite incrociate con quelle della popolazione locale. Tanti i nomi.

2 testimonianze raccolte per l'occasione, emblema della “riuscita”, quelle di Aurelia Klimkievicz e Mihai Babeanu presenti a Latina allora e oggi ospiti della manifestazione.

La loro è stata una “fuga per la libertà”. Dall'invasione dell'Ungheria, appunto, fino alla caduta del Muro di Berlino. Poi, dal luogo di residenza temporanea del campo Rossi Longhi, alla vita negli USA e in Canada.

La Klimkievicz a soli 21 anni senza alcuna esperienza si ritrova nel campo di permanenza. “Buttata direttamente nella storia e in questo campo. All'epoca non sapevo del campo – afferma – sapevo le lingue e il brigadiere Mario mi prese a lavorare con lui, facevo traduzioni e interviste”. “La vita era difficile, ero sola, con la famiglia lontana, non vedevo un futuro, senza certezza”. 4 mesi duri che oggi restano nella sua memoria di docente universitaria.

Tra gli “ospiti” anche un nome incredibile, Andrej Tarkovskij: maestro del cinema russo. Pur non trovando alcun riscontro sul web la Gasbarroni ha scovato un cenno del soggiorno al campo di Latina del regista. La sua “scheda personale di registrazione” di Tarkovskij è la numero 13225/379. Addirittura il figlio ignorava il “passaggio” nel campo profughi. Andrej arrivò a Latina il 28 agosto 1985, che è anche l'anno del suo ultimo film Sacrificio (Offret), girato in Svezia grazie all'interessamento di Ingmar Bergman. Ebbene la sua presenza viene registrata come si “conveniva” e oggi ritorna alle nostre menti ancora, con la freddezza dei numeri. I funzionari registrarono la sua “uscita” dal campo sulla scheda personale dove, sotto la colonna "uscito il", è appuntata la data "31 dicembre 1986", sotto la colonna "destinazione", "deceduto".

Jugoslavi, ungheresi, rumeni, bulgari, cecoslovacchi, ma anche extra europei come cubani e vietnamiti, un mondo di “sospesi” come ha affermato Tonino Mirabella, che per l'occasione ha presentato la mostra e il volume fotografico “Sospesi. Rossi Longhi. Da Campo profughi a Campus”.

Il grande lavoro iniziato da Emanula Gasbarroni ha visto sviluppare la ricerca attraverso il Comitato intergovernativo per le Migrazioni europee, l'Ufficio cattolico per l'emigrazione italiana, il World Council of churces, l'International rescuee committee e l'Unhcr, l'Alto Commissariato per i rifugiati.

E' in corso anche un crowdfunding. “I fondi raccolti – ha detto la Gasbarroni - sarebbero un contributo fondamentale per narrare questa complessa storia di un passato recente, che appartiene a tutto il Paese, ma che pochissime persone conoscono. La cifra richiesta contribuirebbe al completamente delle riprese, per il montaggio, per la post produzione”.

La damnatio memoriae non solo del nostro Paese ma dell'Europa intera che oggi, ancora una volta si avvolge su se stessa. Emanuele Macaluso, ex dirigente del Pci, ha affermato recentemente che “sulla migrazione da e verso l'Italia troppo spesso è calato il silenzio”, “c’è anzi quasi il sospetto che la memoria dell’esistenza di quel campo e dei loro ospiti in fuga dal comunismo sovietico sia stata deliberatamente rimossa”; “in Italia, in Belgio, in Francia, in Germania le forze politiche hanno rimosso dalla storia quelle sofferte pagine delle migrazioni del primo Dopoguerra. E così capita, ad esempio, che il popolo ungherese, dimentico del muro che vietava loro di fuggire dall'Urss, erga oggi un muro per impedire l'ingresso a chi fugge dal Califfato”.

Autore
Mario Leone
Author: Mario Leone
Bio
Mario Leone, laureato in Giurisprudenza presso l’Università Sapienza di Roma, con una tesi in Scienza delle finanze ("Unione monetaria europea e sistema federale"), ha conseguito un master in “Giurista di impresa” presso l’Università Roma Tre e un master in “Diritto tributario professionale” presso l’Università Roma Tor Vergata. Attualmente è funzionario della Direzione centrale servizi fiscali dell’Agenzia delle Entrate. E’ entrato nella formazione giovanile (GFE) del Movimento federalista europeo (MFE) nel 1991 e nel Comitato centrale del Movimento nel 1995, è attualmente membro del Comitato federale del MFE. E' stato segretario del centro regionale del Lazio del MFE (2014-2020). E' Direttore dell'Istituto di studi federalisti "Altiero Spinelli". Ha realizzato con l’Associazione europea degli insegnanti (AEDE), l’AICCRE (Associazione italiana del consiglio dei comuni delle regioni d'Europa) e la Provincia di Latina, programmi di formazione sulle tematiche europee, è relatore sulla storia e il processo di integrazione europea in programmi di formazione scolastica. L’AEDE provinciale di Latina nel 2010 gli ha attribuito l’annuale Premio Europa per l’impegno profuso per la diffusione dell’ideale europeista. Ha collaborato con la rivista “Il Dibattito federalista” edito dalla Edif e con “Il Settimanale di Latina” sulle tematiche europee. Collabora con il bimestrale "L'Unità Europea", con Iniziativa repubblicana e con Eurobull. Ha pubblicato nel 2017 il volume "La mia solitaria fierezza" (editore Atlantide) e nel 2019 il X Quaderno di Ventotene "Dal Manifesto di Ventotene all'azione federalista nella Resistenza".
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