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Europa in Movimento

| Verso un'Europa federale e solidale

Il giardino dei giusti a Roma. Foto di Pier Virgilio Dastoli
Stamane l'amico Pier Virgilio Dastoli passeggiando tra gli alberi del Giardino dei giusti di Roma ha trovato una brutta sorpresa. La mattonella che ricorda Antonio Megalizzi è stata sfregiata rendendo illeggibile il suo nome. "È una tristezza vedere quel piccolo quadrato sfregiato" così ha commentato Virgilio. La piccola mattonella è stata posata a marzo 2019 con un discorso di Antonio Argenziano, segretario dei giovani federalisti europei, alla presenza della mamma e della sorella di Antonio e del Sindaco di Roma Virginia RaggiCamminando tra gli ulivi ci sono altre mattonelle che ricordano personalità che hanno portato avanti l'impegno per una Europa unita e solidale come Bronislaw GeremekAlexander Langer e  Ursula Hirshmann di cui l'8 gennaio 2021 ricorrono i 30 della sua morte.
  
 
Il gesto non è stato casuale. Proprio in questi giorni infatti è stata ricordata la figura del giovane giornalista e speaker radiofonico di Trento scomparso due anni fa. La Fondazione a lui dedicata ha promosso l'11 dicembre scorso la maratona radiofonica "Non fermiamo questa voce" in collaborazione con Raduni ed Europhonica, in occasione del secondo anniversario dell’attentato avvenuto l’11 dicembre 2018 ai mercatini di Natale a Strasburgo, nel quale persero la vita sia Antonio che il collega Bartosz Orent-Niedzielski. L’iniziativa ha avuto l’intento di ricordare Antonio e tenere viva la sua memoria. 
 
Lo sfregio della mattonella è chiaramente un atto deliberato da qualche mente a cui da fastidio Antonio Megalizzi, per quello che rappresenta e per la sua idea di dare voce all'Europa colmando il gap comunicativo tra le istituzioni europee e i cittadini europei. La sua passione per l'Europa e per la comunicazione lo hanno spinto a trovare dei format per spiegare ed avvicinare l’Unione europea alle persone. La radio diventa lo strumento principale per raccontare l'Europa: in pochi anni realizza oltre 100 pezzi radiofonici sull'UE, trasmette la sua passione ad altri ragazzi, formandone 40, e intervista tanti eurodeputati tra cui l'ex presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani
 
La domanda che ci poniamo è la seguente: a chi dovrebbe far paura Antonio Megalizzi? La risposta è abbastanza semplice: a tutti coloro che sono contrari al progetto politico e culturale di una maggiore integrazione del nostro continente, quella che Antonio chiamava Stati Uniti d'Europa. 
 
A coloro che, anche di fronte a problemi globali come i cambiamenti climatici e la pandemia del coronavirus, non accettano di poter condividere un destino comune tra cittadini di paesi diversi. 
 
A coloro che invece di privilegiare l'interesse comune del genere umano gridano slogan come prima gli italiani, prima gli ungheresi o America first. 
 
A coloro che in nome di una presunta sovranità perduta si oppongono a ogni tentativo di portare la democrazia a un livello superiore a quello nazionale, l'unico che ci consentirebbe di affrontare i problemi in maniera adeguata. 
 
A chi dovrebbero far paura le idee di Antonio Megalizzi? A nazionalisti e sovranisti di ogni ordine e grado. 
 
La tristezza del gesto non ferma le idee portate avanti da Antonio ed anzi ci spinge a continuare il suo lavoro di comunicazione sull'Europa con maggior enfasi e passione. 
 
Come ha affermato la maratona radiofonica organizzata lo scorso 11 dicembre: "Non fermiamo questa voce".
 
Link: 
 
(*) articolo scritto con la collaborazione di Massimiliano Nespola
Autore
Nicola Vallinoto
Author: Nicola Vallinoto
Bio
Informatico, federalista ed altermondialista. Ha curato con Simone Vannuccini il volume collettivo “Europa 2.0 prospettive ed evoluzioni del sogno europeo” edito da ombre corte nel 2010. Ha ideato e promosso l'International Democracy Watch con Lucio Levi e Giovanni Finizio con i quali ha pubblicato il primo rapporto "The democratization of international organizations. First international democracy report", Routledge, 2014. Ha pubblicato "Le parole di Porto Alegre" ed "Europa anno zero", Frili Editori 2002.
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