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Nella foto la Presidente Grabar-Kitarovic del partito HDZ la cui coalizione ha ottenuto la maggioranza relativa nelle elezioni del 8 novembre 2015

di Piergiorgio Grossi*

Si sono svolte l’8 novembre le elezioni parlamentari in Croazia. Questi i risultati:

Seggi totali: 151 (maggioranza: 76)
Patriotic Coalition (HDZ) cattolici conservatori (PPE) 63 39.1% 
Croatia is Growing socialdemocratici (S&D) 52 37.1%
Most indipendenti contro la classe politica 19 12.6%
Istrian Democrats & allies partito istriano (ALDE) 3 2.0%
Bandić 365 sinistra libertaria 2 1.3%
HDSSB partito regionale slavone 2 1.3%
Human Blockade 1 0.7%
Successful Croatia (ALDE) 1 0.7%
Minorities minoranze linguistiche 8 5.3%

Come già avvenuto nelle presidenziali del gennaio 2015, la coalizione di centro destra guidata dal partito HDZ, fondato dal primo presidente croato Franjo Tudjiman, e guidata oggi da Tomislav Karamarko, ha prevalso di stretta misura sulla coalizione guidata dai socialdemocratici del primo ministro uscente Zoran Milanovic.

A parte le differenti impostazioni in tema economico, sulle elezioni ha pesato il problema dei migranti: la Croazia con 4,4 milioni di abitanti ha visto entrare da gennaio circa 600.000 profughi, certamente diretti al nord Europa, ma comunque da “gestire” sul proprio territorio in base ai trattati esistenti. La posizione rigida, simile a quella dell’ungherese Orban, sostenuta da Karamarko ha premiato probabilmente la coalizione di destra.

Interessante la spaccatura geografica che si è confermata tra un nord progressista ed un sud conservatore.

Cartina politica della Croazia

In questo schema riferito al ballottaggio delle elezioni presidenziali svoltosi a gennaio 2015 si nota la spaccatura tra le regioni che hanno votato prevalentemente a destra (per la Presidente eletta Grabar-Kitarovic) in blu e quelle a prevalenza di centro-sinistra in grigio.

La Presidente Grabar-Kitarovic, eletta a gennaio e dello stesso partito HDZ di Karamarko, incaricherà il vincitore per la formazione del governo.

Il Presidente della Croazia Kolinda Grabar festeggia il risultato elettorale

Apparentemente il nuovo partito MOST (che significa “ponte”) e che si è presentato come partito moralizzatore contro l’intera classe politica (un po’ come i 5 stelle italiani) sembrerebbe l’ago della bilancia con i suoi 19 deputati, che permetterebbero ai conservatori di superare la soglia dei 76 voti di maggioranza, così come potrebbe sostenere i socialdemocratici insieme agli istriani e ad altri rappresentanti regionali confermandoli al governo. Nella campagna elettorale però MOST ha sempre sostenuto che non si alleerà con nessuno dei due schieramenti: se non mutasse atteggiamento si aprirebbe la via o per una Grande Coalizione o per nuove elezioni.

Il dato di fatto è che i socialdemocratici hanno perso anche l’ultimo governo dei paesi dell’est dell’Unione Europea , dopo la sconfitta, assai più grave, dei popolari a favore dei conservatori in Polonia.
La Croazia, se si rivelassero prevalenti le tendenze “ungheresi”, potrebbe un domani rafforzare il fronte dei paesi dell’est che insieme a Gran Bretagna e Danimarca possono bloccare qualunque progresso dell’Europa a 28, costringendo l’area euro a pensare seriamente ad andare avanti da sola nel consolidamento delle politiche di coesione economica e fiscale e nelle politiche di sicurezza.

 

Autore
Piergiorgio Grossi
Author: Piergiorgio Grossi
Bio
Piergiorgio Grossi, genovese, liceo classico, laureato in ingegneria meccanica siderurgica, è stato dirigente commerciale presso l’ILVA nelle sedi di Genova e Milano. Oggi è in pensione. Federalista europeo fin dal liceo, è stato promotore del comitato ligure per il “Reddito minimo garantito “. Attualmente è segretario regionale ligure del MFE.
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