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Europa in Movimento

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Manifestazione a Marrakech per la Cop 22, foto di Marica Di Pierri

14 novembre 2016, Marrakech - Marocco dopo una settimana e l'assorbimento dell'urlo di Trump, i lavori della COP22 entrano di fatto nel vivo assieme a una visione nuova dell'assetto mondiale. Infatti dalla plenaria dalla quale sto scrivendo la svolta negazionista e anti ecologista americana non ha trovato quel seguito che normalmente un decennio fa avrebbe trovato, ovvero i grandi paesi e le grandi economie del mondo non solo non si sono accodate al USA pensiero qualsiasi esso sia ma anzi un unione di paesi dell'America latina uniti hai giganti asiatici come la Cina hanno chiesto passi avanti rispetto a Parigi, con l'aumento della dotazione finanziaria per lo sviluppo e l'applicazione delle nuove tecnologie per l'ambiente, la produzione energetica e soprattuto i trasporti.

Manifestazione a Forlì per la COP21

La notizia data Lunedì 24 ottobre 2016 dalla World Meteorological Organization (WMO) che le concentrazioni di anidride carbonica (CO2) hanno superato la soglia di 400 parti per milione per l’intero 2016 e che sono le più alte da circa un milione di anni, producendo un aumento della temperatura globale del Pianeta vicino ai due gradi centigradi conferma ciò che sosteniamo da anni e cioè che ci stiamo sempre di più avvicinando al punto di non ritorno per il clima e per la vita sul Pianeta. 

Tali concentrazioni non subiranno significative discese per molte generazioni a venire. Quello che si temeva purtroppo è stato raggiunto e l’aumento della temperatura del Pianeta di due gradi centigradi è ormai una realtà . La Comunità scientifica internazionale ha avuto ragione nella previsione che nel 2015 e nel 2016 , senza interventi immediati, incisivi e consistenti per la riduzione a livello planetario delle emissioni di CO2 , si sarebbe arrivati a questo punto.

Donald Trump e Hillary Clinton

L'opinione pubblica e l'attenzione della stampa in Italia sono state monopolizzate dal referendum costituzionale, ma il 2016 e' stato e sarà un anno di grandi scadenze elettorali in tutto il mondo, si pensi al referendum sulla Brexit, a quello sulla pace in Colombia, alle elezioni regionali che in Francia e Germania potevano dare un forte impulso all'estrema destra e al confronto tra Hillary Rodham Clinton e Donald Trump del prossimo 8 Novembre.
Le presidenziali americane sono in assoluto la scadenza elettorale che comunque andrà a finire condizionerà di più il nostro futuro. Anche se Trump non avesse fatto ampio ricorso alla retorica populista, anche se il magnate newyorkese fosse completamente fuori dalla partita queste elezioni sarebbero uno spartiacque per il mondo.

Migranti soccorsi dalla guardia costiera maltese

Sabato scorso a Milano quasi quattrocento persone, in due sale tra loro distanti e collegate in streaming (Palazzo Reale e Camera del lavoro: una sola non bastava a contenere tutti), hanno seguito per l’intera giornata il convegno Il secolo dei rifugiati ambientali? Promossa da Barbara Spinelli con il gruppo parlamentare europeo GUE/NGL, l’iniziativa è stata organizzata dalle associazioni Laudato sì – Credenti e non credenti per la casa comune, CostituzioneBeniComuni e Diritti e Frontiere con il sostegno del gruppo consiliare Milano in comune e del Centro europeo Jean Monnet. Numero e qualità dei relatori hanno funzionato da richiamo, ma le adesioni dimostrano anche che finalmente si comincia a capire che, volenti o nolenti, questo è il tema più urgente e impegnativo del presente e degli anni a venire. Le relazioni in programma, divise in quattro sezioni, ciascuna delle quali affidata alla moderazione di una delle quattro parlamentari europee presenti, si sono succedute a ritmo serrato. Numerosi i momenti di confronto, le valutazioni non sempre convergenti e le suggestioni che le associazioni promotrici sottoporranno nei prossimi mesi a verifica in altri incontri sui temi che questa prima iniziativa ha posto sul tappeto. E non è mai mancata, nel susseguirsi degli interventi, quella connotazione emotiva di chi mette al centro del suo impegno non solo l’elaborazione di dati e analisi, ma soprattutto l’esistenza di persone esposte a rischi e sofferenze di ogni genere, il cui destino è indissolubilmente legato al nostro modo di stare al mondo e di praticare la convivenza. Qui si accenna solo a quattro temi che hanno dominato il dibattito.

Fonte: un.org/ (Getty Image)

“Dovete sapere che oggi l’Unione europea ha un obiettivo molto chiaro: restaurare l’ordine ai suoi confini esterni”(1), così ha esordito perentoriamente Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, durante il primo summit delle Nazioni Unite dedicato a profughi e migranti(2). E continua: “Ci aspettiamo una riduzione dei flussi migratori verso l’UE. Non ci sarà la ripetizione del 2015 con più di un milione e mezzo di migranti irregolari”. Un discorso da vero statista europeo o piuttosto un discorso degno di un rappresentante dei paesi di Visegrad che al recente vertice di Bratislava hanno ripetuto che non intendono farsi carico della suddivisione dei migranti arrivati nel nostro continente tra tutti i 28 paesi UE? Sembra proprio che Tusk tenga a fare la parte dei paesi di Visegrad. Lui, d’altronde, è polacco.

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