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Europa in Movimento

| Verso un'Europa federale e solidale

La copertina del Manifesto di Ventotene/The Ventotene Manifesto di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, Ultima spiaggia 2016

Il vertice trilaterale di Ventotene tra Renzi, Merkel e Hollande del 22 agosto non ha prodotto alcun risultato concreto, né invero ci si poteva aspettare qualcosa di diverso, ma ha avuto almeno un pregio: ha fatto conoscere al mondo intero l'isola e il suo “Manifesto per un'Europa libera e unita”. Per due giorni non si è parlato d'altro. Dal punto di vista puramente simbolico l'aver scelto di tenere il vertice sulla portaerei Garibaldi invece che sull'isola di Ventotene è indicativo della distanza che ha, ancora oggi, il progetto europeo dal popolo europeo. Per colmare il divario tra l'Europa delle élite governative e quella dei cittadini europei occorre uno sforzo creativo come quello che seppero immaginare gli autori del Manifesto di Ventotene mentre il continente europeo stava soccombendo sotto i bombardamenti dei nazifascisti. Non certo alzando muri tra i confini nazionali come quello che hanno intenzione di costruire a Calais i governi inglese e francese al fine di arrestare il flusso dei migranti. 

Non sappiamo se Hollande, Merkel e Renzi, prima di aver reso omaggio alla tomba di Altiero Spinelli, abbiano letto il Manifesto, inclusa la terza parte sull'Europa sociale e solidale, e allora ben venga l'iniziativa della piccola casa editrice Ultima spiaggia che ha da poco pubblicato una nuova edizione del Manifesto di Ventotene (vedi l'indice). Uscito dalla tipografia a fine luglio il “nuovo” Manifesto è arrivato sulla piccola isola pontina nel mese più caldo dell'anno, sotto tutti i punti di vista, e in una doppia versione linguistica: italiano e inglese “perché su Amazon non si trova” afferma Fabio Masi, animatore della libreria Ultima spiaggia di Ventotene nonché promotore della omonima casa editrice.

L'omaggio di Renzi, Merkel e Hollande alla tomba di Spinelli a Ventotene, Licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT

Se non fosse stato per il devastante terremoto che ha colpito il centro Italia l'isola di Ventotene avrebbe visto a fine agosto l'arrivo di cinque presidenti di Parlamenti UE guidati da Laura Boldrini che aveva raccolto l'invito dei giovani federalisti europei per l'inaugurazione del seminario organizzato dall'Istituto Spinelli e dal Movimento Federalista Europeo che ha riunito più di 150 giovani provenienti da 13 paesi europei ed extraeuropei. In occasione della sessione di apertura del seminario tutti i giovani hanno ricevuto una copia della nuova edizione del Manifesto di Ventotene. A loro infatti è dedicata la nuova collana Granelli di sabbia di cui il Manifesto di Ventotene è la prima pubblicazione. Quella che segue è la presentazione della collana, curata da Nicola Vallinoto, che apre il Manifesto:

Studiare il passato per capire il presente e progettare il futuro: questa, in sintesi, è la motivazione principale che ci ha spinto a dare vita a una nuova collana editoriale.
L’idea è nata durante l’estate 2015 da una proposta di Fabio Masi, spacciatore di libri e animatore di progetti volti a recuperare i frammenti di storia dell’arcipelago pontino, nella libreria Ultima Spiaggia, presidio culturale dell’isola di Ventotene frequentato da bambini e ragazzi che saranno i costruttori dell’Europa di domani.
La collana «Granelli di sabbia» è dedicata ai giovani europei e, in particolare, alla generazione Erasmus, candidata ideale a prendere in mano il testimone lasciato dagli autori del «Manifesto di Ventotene».
Per farlo in modo consapevole e attivo i giovani europei dovranno studiare il passato, indignarsi per le ingiustizie del presente e impegnarsi per cambiare il futuro, come ha sottolineato la scrittrice Michela Murgia ricordando Stéphan Hessel, uomo della Resistenza europea: «I giovani cambiano il mondo, ma a volte le buone idee gliele danno i vecchi».
Il titolo della collana deve la sua origine all’autobiografia «Il mio granello di sabbia» di Luciano Bolis, partigiano antifascista, e alle difficoltà del percorso di costruzione di una «casa comune europea» che poggia su fragili basi. Basta una folata di vento forte, infatti, per distruggere il castello di sabbia europeo. Dopo la caduta del Muro di Berlino ci si era illusi di trovarci di fronte alla fine della Storia e di poter scivolare lungo un piano inclinato che ci avrebbe portato, prima o poi, alla federazione europea; a distanza di un quarto di secolo, invece, le lancette della Storia sembrano tornare indietro.
Nuovi muri e fili spinati riappaiono tra i confini degli Stati europei, nell’illusione di poter arrestare i flussi migratori. Movimenti nazionalisti, xenofobi e nazifascisti stanno riemergendo in tutta Europa e le uniche soluzioni possibili sembrano essere quelle nazionali. Questo ci insegna che la Storia non va mai in una sola direzione e che nulla può essere dato per scontato.
Per guardare a ciò che realmente sono i cittadini europei occorre alzare lo sguardo dalle miserie del presente e osservare il Vecchio continente con gli occhi di chi non è europeo. Barack Obama, primo presidente afroamericano degli Stati Uniti, in un discorso tenuto a Hannover il 25 aprile 2016, si è rivolto direttamente al «popolo europeo», che rappresenta «l’unità nella diversità», chiedendogli di non dimenticare di essere «l’erede di una lotta per la libertà» e che «l’Europa unita – una volta sogno di pochi – resta la speranza di molti e una necessità per tutti noi».
Papa Francesco, primo pontefice extraeuropeo, in occasione della consegna del Premio Carlo Magno il 6 maggio 2016, ha ricordato che i fondatori del progetto europeo «gettarono le fondamenta di un baluardo di pace, di un edificio costruito da Stati che non si sono uniti per imposizione, ma per la libera scelta del bene comune, rinunciando per sempre a fronteggiarsi». «Oggi più che mai» ha continuato il papa «occorre costruire ponti e abbattere muri. Sogno un’Europa di cui non si possa dire che il suo impegno per i diritti umani è stato la sua ultima utopia.»
Entrambi gli sguardi invitano gli europei a porre il proprio «granello di sabbia» al servizio del bene comune dell’umanità. Con questo spirito, nel trentennale della scomparsa di Altiero Spinelli, la collana inaugura il proprio cammino verso gli Stati Uniti d’Europa e del Mondo, ripartendo da Ventotene con il manifesto «Per un’Europa libera e unita», proposto qui in un’edizione bilingue, italiano e inglese, arricchita dalla presentazione della presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini e da due saggi introduttivi di Lucio Levi e Pier Virgilio Dastoli.

La Presidente della Camera, che sta dedicando il suo mandato alla promozione del progetto degli Stati Uniti d'Europa sia tra i cittadini che tra i suoi colleghi presidenti di Parlamenti UE, apre la sua presentazione del Manifesto con queste parole:

«La via da percorrere non è facile né sicura, ma deve essere percorsa e lo sarà!» La frase che chiude il Manifesto di Ventotene colpisce per la sua sicurezza. Perché Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Ursula Hirschmann progettarono l’Europa unita e federale mentre erano confinati nell’isola pontina e gli europei combattevano gli uni contro gli altri. Ma la storia ha dimostrato che avevano ragione. Il loro è stato il più importante progetto politico dal dopoguerra a oggi. Dopo secoli di conflitti fratricidi ha assicurato agli europei decenni di pace, di sviluppo e di cooperazione. I valori di libertà e di solidarietà che lo hanno animato fin dai suoi esordi ne hanno fatto un punto di riferimento per tutti coloro che nel mondo hanno creduto e credono nella democrazia e nello Stato di diritto.

La Presidente continua esprimendo la sua forte preoccupazione per il distacco crescente tra i cittadini e le istituzioni europee:

Ma oggi questo grande progetto sta attraversando la crisi più profonda della sua storia, che si è manifestata in modo dirompente con l’uscita della Gran Bretagna. Scrivo queste righe all’indomani del referendum che ha stabilito la Brexit, in un’Europa ancora sotto choc che cerca di capire quali tempi e forme avrà la separazione, e quanti altri Stati saranno tentati di seguire l’esempio britannico. La vittoria del leave è stata l’espressione più clamorosa, ma non certo l’unica del distacco da tempo crescente tra i cittadini e le istituzioni europee. Un po’ ovunque la sfiducia e il disagio sociale forniscono alimento a movimenti populisti, nazionalisti e perfino xenofobi. In alcuni paesi i governi prendono iniziative che ledono quei principi dello Stato di diritto che sono a fondamento dell’Unione Europea. Già nell’estate del 2015, del resto, si era rischiata l’espulsione della Grecia dalla zona euro, che avrebbe significato abbandonare quel paese, culla della civiltà europea, a un destino di declino. Anche la vicenda greca, così come le estreme difficoltà a raggiungere un’intesa forte e durevole per governare l’arrivo di persone che fuggono da guerre e persecuzioni, aveva fatto capire che quel processo inclusivo ed espansivo che aveva portato all’Europa dei ventotto si stava arenando.

E conclude con un invito a operare per cambiare rotta all'Europa:

In questo momento di crisi non è facile avere la stessa granitica certezza che seppero esprimere gli autori del Manifesto di Ventotene. Ma di una cosa, per quanto mi riguarda, sono assolutamente certa. Non voglio ritrovarmi un giorno, se mai diventerò nonna, a dover raccontare ai miei nipotini che «c’era una volta l’Europa: un grande spazio di pace, di libertà, di rispetto dei diritti. Ma i suoi abitanti e i suoi amministratori non seppero capirne il valore, e la lasciarono frantumare in tanti piccoli pezzi che oggi nel mondo non contano nulla». Sta a noi scrivere per questa favola un finale diverso.

Il Manifesto di Ventotene, Ultima spiaggia, 2016

Nella prima delle due introduzioni al Manifesto Lucio Levi, direttore della rivista internazionale The Federalist Debate, nonché presidente del MFE e dell'Istituto Spinelli fino al 2015, afferma che:

Il Manifesto di Ventotene è riconosciuto come uno dei documenti più significativi della letteratura antifascista. Ma esso è molto di più, perché non si è limitato ad argomentare a favore della democrazia e contro il fascismo. Il suo carattere innovatore consiste nell’avere associato una nuova visione della storia e della politica con la formazione di un movimento politico «nuovo e diverso per una battaglia nuova e diversa», vale a dire il Movimento federalista europeo, fondato a Milano il 27-28 agosto 1943. Sono questi i due elementi che hanno gettato le basi dell’Unione europea, che è ormai riconosciuta come la più grande innovazione politica del XX secolo.

Lucio Levi nella sua conclusione sottolinea la visione globale del Manifesto:

Portare a termine la propria unificazione: questo è il contributo che l’Europa può dare ad affrontare le grandi sfide del mondo contemporaneo e a fondare il nuovo ordine mondiale su un solido pilastro europeo. Ma oggi non è più sufficiente puntare solo alla federazione europea. Quello che agli autori del Manifesto di Ventotene appariva un «lontano avvenire, in cui [sarebbe diventata] possibile l’unità politica dell’intero globo», è sopraggiunto. La validità della nuova visione della storia nata a Ventotene consiste nel fatto che non si applica solo al federalismo europeo, ma anche a quello mondiale. Per assicurare la pace mondiale e il governo della globalizzazione, sono necessarie istituzioni mondiali articolate su più livelli di governo, dalla comunità locale al mondo. Per muoversi in questa direzione, occorre costituzionalizzare e democratizzare l’ONU, sviluppando nelle sue istituzioni funzioni di natura statuale. In modo esitante e spesso contraddittorio è stata imboccata questa strada. Mi limito a citare due tra gli esempi più significativi, che mettono in evidenza la transizione in corso dalla politica di potenza allo Stato di diritto. Nel 1998 è stato istituito il Tribunale penale internazionale con il compito di punire il genocidio, i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità e l’aggressione. È il primo tribunale mondiale permanente che persegue l’obiettivo di giudicare (e condannare) individui che hanno compiuto gravi atrocità, compresi gli uomini di Stato, sottraendoli alla consueta impunità.
Nel 2007 è stato adottato per la prima volta dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU il principio della «responsabilità di proteggere», per giustificare l’intervento umanitario in Darfur, che afferma il dovere della comunità internazionale di intervenire per proteggere la popolazione civile nei confronti di gravi atrocità se lo Stato fallisce nel garantire la sicurezza ai propri cittadini.
In entrambi i casi un ruolo decisivo è stato svolto dai movimenti della società civile globale, che hanno individuato precisi obiettivi istituzionali e hanno esercitato una reale influenza sui negoziati che hanno portato alla formazione di nuove istituzioni e di nuove norme internazionali. Ciò dimostra che nella società civile globale ci sono forze capaci di promuovere il rafforzamento e la trasformazione democratica delle organizzazioni internazionali.

Nella seconda introduzione Pier Virgilio Dastoli, presidente del CIME, e già assistente di Altiero Spinelli al Parlamento europeo, sottolinea l'interesse dei giovani verso il testo del Manifesto:

Mi è capitato spesso, nelle conversazioni universitarie e negli incontri con le scuole, di evocare il Manifesto di Ventotene. Per un’Europa libera e unita, scritto da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi nell’inverno tra il 1940 e il 1941 e completato all’inizio dell’estate del 1941 per diffonderlo nei canali della clandestinità antifascista, prima in Italia e poi in alcuni ambienti intellettuali in particolare in Francia e in Svizzera. Esso ispirò la dichiarazione del luglio 1944 da parte dei combattenti della Resistenza di nove paesi, dichiarazione che circolò poi tra i movimenti di Resistenza in tutta Europa.
Mi ha colpito la convinzione di molti giovani sull’attualità del pensiero di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, e specialmente l’idea che la proposta di creare un potere democratico europeo, immaginata per offrire una soluzione permanente a problemi comuni degli europei alla fine della Seconda guerra mondiale, sia ancora più valida oggi per affrontare altri e nuovi problemi comuni.
Ho scoperto in molti giovani, ben più che nei dirigenti politici che si trovano al cospetto della grave crisi che ha colpito l’Unione europea e si dibattono inutilmente – da un vertice all’altro – alla ricerca di una via d’uscita senza una visione di insieme o meglio senza visione, un pensiero che potrebbe essere formulato negli stessi termini in cui esso fu formulato da Altiero Spinelli nel 1957:
Il progetto di una federazione europea non era un bell’ideale cui rendere omaggio per occuparsi poi d’altro, ma un obiettivo per la cui realizzazione bisognava agire ora, nella nostra attuale generazione. Non si tratta di un invito a sognare, ma di un invito a operare.
Ho scoperto anche nelle reazioni dei giovani alla lettura del Manifesto la condivisione di un’altra idea essenziale di Altiero Spinelli sulla natura della «sua» federazione. Essa non si presenta come un’ideologia, non si propone di colorare in questo o quel modo un potere esistente … è la sobria proposta di creare un potere democratico europeo, nel cui seno avrebbero ben potuto svilupparsi ideologie, se gli uomini ne avessero avuto bisogno, ma assai differente rispetto a esse … il riconoscimento della diversità e della fratellanza delle esperienze nazionali dei popoli europei, in mezzo alle cui lingue, ai cui scrittori e pensatori vivevamo da anni senza mai sentirci più vicino a loro se italiani, più lontani se stranieri.

E conclude il suo contributo con un invito ai giovani:

Varrebbe la pena sollecitare i giovani a riappropriarsi della cultura federalista apparentemente svanita per farne la base fondamentale della loro comune identità europea, chiedendo loro di battersi nello stesso tempo per il loro futuro e per il futuro dell’unità europea. L’obiettivo potrebbe essere non quello del passaggio a un’evanescente unione politica nel 2025, ma l’attribuzione di un ruolo costituente al Parlamento europeo che sarà eletto nel 2019 decidendo contestualmente che il risultato di questo mandato sarà sottoposto a un referendum paneuropeo.

 

Presentazione della collana Granelli di sabbia, Ventotene, Libreria Ultima Spiaggia, 28 agosto 2016
Presentazione della collana Granelli di sabbia, Ventotene, Libreria Ultima Spiaggia, 28 agosto 2016

La nuova collana "Granelli di sabbia" è dedicata infatti ai giovani nella speranza che sappiano prendere in mano il testimone lasciatoci dagli autori del Manifesto e sappiano contribuire a realizzare un compito arduo dalla cui riuscita dipende il destino dei cittadini europei e del mondo intero.

Dopo il rischio Grexit e la Brexit siamo veramente all'ultima spiaggia per l'Europa libera e unita. Come dice Fabio Masi, il libraio di Ventotene, "il rischio di essere arrivati all'ultima spiagga e' forte; speriamo che ci sia il modo di ripartire e di realizzare quello che era il sogno di Spinelli, Rossi e Colorni nella maniera in cui l'avevano immaginato che è ben distante dall'Europa in cui viviamo oggi: dobbiamo pensare positivo" - conclude Masi - "anche perchè, a livello letterario, capita spesso che Altiero Spinelli con il Manifesto di Ventotene batta nelle vendite i romanzi di Andrea Camilleri".

Intervista a Fabio Masi di Saverio Tommasi

 

 Il Manifesto di Ventotene/The Ventotene Manifesto, Ultima spiaggia, 2016

  • Indice:

XI - Presentazione di Laura Boldrini
XXI - L’Europa e il mondo tra nazionalismo e federalismo di Lucio Levi
XXXIX - Il Manifesto di Ventotene: un progetto, un metodo, un’agenda per un’altra Europa di Pier Virgilio Dastoli
   Il Manifesto di Ventotene
5 - Prefazione all’edizione del 1944 di Eugenio Colorni
15 - Per un’Europa libera e unita
49 - Appendice - Dichiarazione "Più integrazione europea: la strada da percorrere"

  • Index:

XI - Foreword by Laura Boldrini
XXI - Europe and World between Nationalism and Federalism by Lucio Levi
XXXIX - The Ventotene Manifesto: a Project, a Method, an Agenda for Another Europe by Pier Virgilio Dastoli
     The Ventotene Manifesto
5 - Preface to 1944 Edition by Eugenio Colorni
15 - Towards a Free and United Europe
49 - Appendix - Declaration "Greater European Integration: The Way Forward"

Autore
Nicola Vallinoto
Author: Nicola Vallinoto
Bio
Informatico, federalista ed altermondialista. Ha curato con Simone Vannuccini il volume collettivo “Europa 2.0 prospettive ed evoluzioni del sogno europeo” edito da ombre corte nel 2010. Ha ideato e promosso l'International Democracy Watch con Lucio Levi e Giovanni Finizio con i quali ha pubblicato il primo rapporto "The democratization of international organizations. First international democracy report", Routledge, 2014. Ha pubblicato "Le parole di Porto Alegre" ed "Europa anno zero", Frili Editori 2002.
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