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Europa in Movimento

| Verso un'Europa federale e solidale

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di Franco Praussello *

Dopo aver provocato una prima vittima fra il popolo dei risparmiatori rovinati, lo scandalo del salvataggio delle quattro banche sull’orlo del fallimento costituisce l’ennesimo fronte di scontro fra l’Ue e le autorità italiane, con un impatto sull’opinione pubblica che rischia di mettere a mal partito il governo a pochi mesi dalle elezioni amministrative di primavera.

Non è ancora chiaro di chi sia la responsabilità della scelta del metodo seguito dal governo per mettere in sicurezza la sopravvivenza degli istituti bancari gestiti in modo a dir poco imprudente, a danno tuttavia di molti sottoscrittori incauti di azioni e obbligazioni non garantite.

Il governo e la Banca d’Italia mettono nel mirino la burocrazia di Bruxelles, ma la Commissione europea restituisce al mittente le accuse, garantendo che la rovina dei risparmiatori è imputabile alle scelte del solo governo italiano e poteva essere evitata. E in più sottolineando che la prassi delle banche italiane di vendere carta straccia al pubblico non è certo incoraggiata da Bruxelles.

Per chiarire la situazione, il governo sembra disposto a dare il via libera a una commissione di inchiesta parlamentare, e nell’immediato intende risarcire almeno in parte i risparmiatori del danno subito. Ma anche qui rischia di aprirsi un nuovo contenzioso con Bruxelles, se i fondi utilizzati verranno considerati come aiuti di stato.

In attesa che le responsabilità siano accertate e che i risparmiatori ricevano un qualche rimborso, è urgente che il Parlamento vari una legge che regoli almeno in modo rigoroso la vendita di titoli finanziari al pubblico, per evitare che i risparmiatori vengano tratti in inganno da funzionari senza scrupoli, chiarendo a tutti che remunerazioni elevate sono necessariamente associate ad alti rischi.

In un contesto più vasto il governo deve decidere che politica seguire nei confronti della Ue.

Da qualche tempo sembra che Renzi abbia scelto di sfruttare i temi populistici del contrasto a Bruxelles, sperando che questo dia qualche frutto sul mercato elettorale. Al di là della polemica sul salvataggio delle banche, non passa settimana senza che le scelte di bilancio del nostro governo vengano presentate come sfide alla burocrazia cieca di Bruxelles.

Renzi è nel giusto quando chiede che la Ue abbandoni il modello tedesco dell’austerità a 360 gradi, ma per avere successo deve tessere una serie di alleanze con la Francia e i paesi periferici dell’eurozona, di cui per ora non c’è traccia. Altrimenti rischia di partecipare all’assalto della costruzione comunitaria, guidata dai partiti populisti e dai paesi euroscettici.

Non è colpa dell’Europa se l’Italia è entrata nell’eurozona con un debito pubblico superiore al 100 per cento del PIL, ed è merito di quest’ultima se i nostri titoli decennali si vendono sui mercati internazionali a un tasso inferiore al 2 per cento.

E cosa accadrebbe se dovessimo fronteggiare da soli le migrazioni bibliche che si stanno riversando in Europa?

 

* articolo pubblicato su Il Secolo XIX con altro titolo

Autore
Franco Praussello
Author: Franco Praussello
Bio
Prof. Franco Praussello - Professore ordinario fuori ruolo di Politica economica - Cattedra Jean Monnet ad personam in “EU economic studies”
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