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Europa in Movimento

| Verso un'Europa federale e solidale

Panoramica su Istanbul, capitale della Turchia

Confesso che ho capito ben poco del tentato golpe turco, non ho ben capito chi sono realmente gli attori in gioco, ne cosa stanno facendo realmente i principali partiti turchi.
Probabilmente non riesco a capire la Turchia perché non riesco a dare un senso all'azione politica dell'uomo purtroppo più rappresentativo della politica turca Recep Tayyip Erdogan, leader del partito Giustizia e dello Sviluppo (AKP), primo ministro del paese tra il 2003 ed il 2014 ed attualmente presidente della Repubblica.

Nel 2001 Erdogan fu tra i fondatori dell'AKP che raggruppa forze islamiste moderate e conservatrici, nacque in questo modo Il principale partito di centrodestra turco.
Attualmente l'AKP esprime il presidente ed il premier e dopo il burrascoso 2015, con due elezioni legislative in cinque mesi, controlla il parlamento con 317 seggi su 550.
Almeno per tutto il primo decennio del nuovo millennio Erdogan è apparso agli occhi degli occidentali un modernizzatore e democratizzatore, nonostante fosse espressione di un partito (quasi) confessionale, negli ultimi anni, di sicuro avendo preso atto che la sua Turchia non sarebbe divenuta un membro dell'Unione Europea e forse a causa del mutato contesto economico e geopolitico, con la Turchia divenuta un potenziale paese emergente ha virato in modo brusco verso l'autoritarismo.

Il primo maggio 2005 entrarono nell'Unione Europea 8 paesi postcomunisti dell'Europa orientale, Cipro e Malta. Si trattò di una data assai significativa per il posizionamento nel mondo della Turchia. Fu varato il più grande allargamento dell'Unione Europea della storia, otto paesi postcomunisti accettarono gli standard della democrazia europea e molti di loro allora avevano invidiabili tassi di crescita, altri paesi del dissolto patto di Varsavia, in primis Romania, Bulgaria e Croazia stavano riformando il settore pubblico e l'economia per entrare nell'Unione, nessuno immaginava che in pochi anni il mondo e l'Europa sarebbero stati colpiti prima da una profonda crisi e poi da una stagnazione secolare, l'euro funzionava bene soprattutto per paesi come l'Italia che riuscivano a finanziarsi sui mercati a tassi bassi e mai visti prima, la portata di democratizzazione e stabilizzazione politica degli allargamenti fu ampiamente sopravvalutata, ben pochi infatti nel 2004 avrebbero scommesso di trovarsi in poco più di dieci anni davanti a regimi autoritari in Polonia ed Ungheria. A questo punto è ragionevole chiedersi cosa c'entra l'allagamento ai paesi dell'est con la Turchia. A mio parere c'entra moltissimo. A Bruxelles notarono che ad Ankara c'era una nuova leadership che stava facendo fare grandi progressi ad un paese che pure restava assai lontano dagli standard occidentali, il parlamento europeo incaricò la commissione di negoziare l'adesione della Turchia all'Unione in cambio di nuovi progressi verso gli standard occidentali a partire dal ruolo della donna, dalla laicità dello Stato e dal ruolo dell'esercito che in Turchia si proclama garante della laicità dello Stato. Vi era il chiaro obiettivo di far uscire la Turchia da un grandissimo dilemma, perché pare che ad Ankara non si possa contemporaneamente avere uno Stato laico ed al riparo dalle ingerenze dell'esercito. Risultò determinante la scelta del 2004 della Turchia di abolire la pena di morte, che non era stata applicata nei precedenti dieci anni.

Si infiammò subito un dibattito sulla appartenenza della Turchia all'occidente ed all'Europa. Molti europei insorsero preso atto che solo il 3% della Turchia su trova nel continente europeo e spaventati eterogeneità che poteva portare nella casa comune Europea un paese di oltre 80 milioni di abitanti quasi tutti musulmani ma trascurarono che sul piano politico la Turchia è storicamente molto legata all'occidente:
- dal 1949 è membro del Consiglio d'Europa, un'organizzazione internazionale nata per promuovere la democrazia, i diritti ed un'identità comune in Europa . Si noti che il Consiglio d'Europa è un organizzazione internazionale diversa rispetto al Consiglio Europeo che è un'istituzione dell'Unione europea a cui prende parte un ministro o un premier per ogni Stato membro dell'Unione. La principale istituzione del Consiglio d'Europa è la Corte Europea dei diritti dell'uomo che ha sede a Strasburgo che ha la finalità di far rispettare la convenzione europea dei diritti dell'uomo del 1950 (CEDU) ed è istituzione diversa dalla Corte di Giustizia delle Comunità Europee con sede a Lussemburgo
- dal 1952 è membro della Nato e fatto non trascurabile ha il secondo esercito dell'alleanza atlantica
- nel 1963 ad Ankara viene siglato un accordo di associazione tra UE e Turchia
- dal 1999 la Turchia è ufficialmente candidata per l'adesione all'UE, gli infruttuosi negoziati partono nel 2005

Nell'immaginario collettivo l'avvicinamento UE Turchia è un chiodo fisso degli europeisti e delle sinistre, in realtà negli ultimi decenni gli schieramenti sono stati assai variabili e l'adesione della Turchia è stata caldeggiata più da politici di destra, liberisti e filo-americani che dalle sinistre e dai federalisti. Margareth Thatcher era favorevole ad un'Europa solo mercato allargata a Turchia, Marocco e Russia. George Bush figlio che ha legato la sua carriera alle infauste guerre in medio oriente ebbe modo di dichiarare che l'Unione Europea doveva dimostrare al mondo di non essere un club basato sull'appartenenza religiosa e nei primi anni del 2000 si formò un insolito asse tra Blair-Chirac. Grossi dubbi invece sono stati manifestati a sinistra e dagli attivisti dei diritti umani. Per esempio l'accordo UE-Turchia del marzo 2016 ha fatto temere a tanti progressisti che tra i costi impliciti potesse annidarsi una rapida chiusura dei capitoli ancora pendenti dell'accordo di pre-adesione della Turchia all'UE. Tra l'altro si noti che l'AKP di Erdogan appartiene al partito dei conservatori e riformisti europei, forza euroscettica che raggruppa per esempio partiti di destra dell'Europa dell'est ed i conservatori britanni ed in Italia è rappresentata da un piccolo partito fondato da Raffaele Fitto.
Fortissime opposizioni all'entrata dei Turchi nell'Ue si sono manifestate in Francia e in Grecia, e Sarkozy è stato forse colui che ha più rappresentato la politica che dice no alla Turchia.

Oggi la prospettiva dell'adesione è definitivamente tramontata, sia perché la Turchia ha abbandonato i suo percorso verso a democrazia, sia perché sono cambiati gli equilibri politici del mondo, sia perché sono cambiate le preferenze dei turchi, e di ciò si deve tener conto quando si immagina una politica del bastone e della carota, che necessariamente deve vertere su questioni diverse dalla membership. L'Unione Europea deve riconoscere che oggi la Turchia di Erdogan senza un cambiamento netto di rotta non può essere un partener politico e commerciale, per questo nuovi accordi commerciali devono essere subordinati al rispetto dei diritti umani.
Le recenti evoluzioni di Polonia e l'Ungheria dimostrano che oggi gli allargamenti dell'UE non garantiscono più l'avvio di processi di democratizzazione, anzi barattare in modo frettoloso una membership UE per esempio per un accordo sui rifugiati rischia di rendere memo democratica e meno politica l'Intera Unione. Non c'è altra scelta che creare un nucleo federale dell'Unione attorno al quale nascerà un anello di paesi associati: Gran Bretagna, Turchia, Russia ed altri paesi dell'ex Unione Sovietica. Tali rapporti di associazione dovranno essere subordinati ai requisiti della democrazia e del rispetto dei diritti umani.

Autore
Salvatore Sinagra
Author: Salvatore Sinagra
Bio
Nato a Palermo nel 1984. Laureato in Economia e legislazione per l’impresa all’Università Bocconi. Vive a Milano. Si occupa di valutazione di partecipazioni industriali e finanziarie. È un convinto sostenitore del federalismo europeo e della necessità di piani di investimento europei che rilancino il tessuto industriale europeo puntando sulle nuove tecnologie. E' membro del comitato centrale del Movimento Federalista Europeo dal 2015.
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