Con l'edizione 2020, siamo alla settima edizione dell' Indice CSI-ITUC dei diritti nel mondo della Confederazione europea dei sindacati, che classifica 144 paesi, in funzione del loro livello di rispetto dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Ogni paese è analizzato alla luce di 97 indicatori che scaturiscono da Convenzioni OIL (Organizzazione internazionale del lavoro) e giurisprudenza. Nel 2019 vengono rilevate sia leggi progressiste in alcuni paesi, sia legislazioni regressive in altri. Ma – viene sottolineato - “le violazioni dei diritti non sono mai state così tante, quante nel corso degli ultimi sette anni”.
In sintesi, le principali conclusioni dell'edizione 2020 sono queste:
• l'85% dei paesi ha violato il diritto di sciopero
• l'80% ha violato il diritto di contrattazione collettiva
• il numero di paesi che hanno revocato l'iscrizione di sindacati è aumentato da 86 nel 2019 a 89 nel 2020 ;
• 3 nuovi paesi (Egitto,Honduras e India) sono stati inseriti nella lista dei 10 paesi peggiori per lavoratori e lavoratrici
• il numero di paesi che si oppongono alla libertà di espressione è aumentato da 54 nel 2019 a 56 nel 2020 ;
• lavoratori hanno subito violenze in 51 paesi
• i lavoratori non hanno accesso - o hanno un accesso limitato - alla giustizia nel 72% dei paesi
• lavoratori sono stati arrestati e detenuti in mnodo arbuitrario in 61 paesi
• novità del 2020, numerosi scandali (per esempio in Cile) che rivelano la sorveglianza di responsabili sindacali per incutere paura e far pressione sui sindacati indipendenti.
In alcuni paesi, il rifiuto del dialogo sociale ha esposto i lavoratori a malattia e morte, e ha impedito alle autorità una lotta efficace conto la pandemia da corona virus. In altri - sotto copertuta di misure anti-covid - si fanno avanzare programmi contro i dirittii dei lavoratori.
Non essendo solo un elenco di violazioni, l'Indice dei diritti traccia un quadro inquietante dei deficit in materia di diritti. Deficit – sottolinea Saharan Burrow, Segretario Generale dell’ITUC - da colmare per stabilire un nuovo modello economico nel mondo che si appoggi su un “nuovo Contratto sociale, un nuovo impegno nei confronti dei diritti dei lavoratori, nuovi investimenti nel rispetto dello Stato di diritto e della democrazia sul posto di lavoro”.
I 10 paesi peggiori sono Bangladesh (violenza e rappresaglie, licenziamenti collettivi, leggi regressive), Brasile (omicidi, minacce e intimidazioni, repressione brutale di scioperi), Colombia (omicidi e violenza estrema, azioni antisindacalie licenziamenti), Egitto (più ostacoli per la registrazione di sindacati, arresti durante scioperi, repressione da parte dello stato),Honduras (omicidi e violenza estrema, pratiche antisindacali e licenziamenti), India (repressione brutale di scioperi,licenziamenti collettivi, leggi regressive), Kazakhstan (repressione da parte dello stato, più ostacoli per la registrazione di sindacati,dirigenti sindacali sotto processo), Filippine, Turchia e Zimbabwe.
La regione peggiore per i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori -– rileva il Rapporto - è il Medio Oriente-Africa del Nord, anche perché in preda a conflitti e crollo dello stato di diritto (v. Palestina Siria, Yemen e Libia). Il 100% dei paesi della regione esclude il diritto di costituire un sindacato e di affiliarsi: contro il 95% in Africa, l'87% in Asia-Pacifico, il 64% nel continente americano, e il 38% in Europa. Il 94% dei paesi (17 su 18 paesi) ha violato il diritto di contrattazione collettiva: contro il 97% in Africa, il 91% nella regione Asia-Pacifico, il 68% nel continente americano, e il 56% in Europa.
La seconda regione peggiore è l'Asia-Pacifico, in cui sono stati rilevate (nelle Filippine, nel Nepal, a Hong Kong, Cambogia, Fidij, Cina,) violenze estreme nei confronti di membri e dirigenti sindacali, intimidazioni e discriminazioni antisindacali, repressioni brutali di scioperi, e manifestazioni, arresti
di responsabili sindacali. L'87% dei paesi esclude il diritto di costituire sindacati. E il diritto di sciopero è stato violato nell'85% dei paesi.
In Africa - a Burundi, nella Repupplica centroafricana, in Somalia – milioni di persone sono prive di protezioni fondamentali a causa di conflitti interni. In Senegal, cresce la violenza nei confronti di dirigenti sindacali, e scioperi e manifestazioni sono oramai proibiti. In 38 dei 39 paesi, il diritto di sciopero è stato violato.
Sul continente americano, si sono riscontrati attacchi ai militanti sindacali. In Bolivia, Cile e Equator, le forze dell'ordine hanno soppresso con brutalità manifestazioni contro politiche socialmente regressive. 6 dei 9 aesi in cui sono stati contastati omicidi di sindacalisti sono in questo continente (Bolivia,Brasile,Cile,Colombia,Equator e Honduras). Il diritto di sciopero è stato violato in 18 dei 25 paesi.
In Europa (Francia, Paesi bassi, Belgio, paesi dell'Est, Bielorussia, Kazakhstan, ecc.) - in più paesi - le autorità hanno limitato movimenti sociali e/o scioperi, libertà di circolazione di dirigenti sindacali, esistenza di sindacati indipendenti. Nel 26 per cento dei paesi sono stati arrestati dei lavoratori. Il diritto di sciopero è stato violato nel 72% dei paesi.
Il rapporto è qui consultabile in allemand, anglais, arabe, espagnol, français e russe.